La lapide riscoperta
In un cumulo di rocce scomposte, raccolte per essere destinate alla costruzione di un muro, emergono delle scritte. Ricomponendo le pietre ricompare il ricordo di chi sul Carso, compiendo il proprio dovere, perse la vita…un bersagliere.
Località Visintini (Vizintini), mese di giugno 2008. Grazie alla collaborazione di una famiglia residente sul carso goriziano, l’Associazione Culturale Isonzo è stata partecipe di una scoperta emozionante che ci rimanda indietro nel tempo di 92 anni e che ci pone alcuni quesiti. Veniamo al dunque. Passeggiando in una calda mattina d’estate nella frazione di Visintini nel comune di Doberdò del Lago, ci fermiamo davanti alla casa della famiglia sopracitata e, memori che già in passato abbiamo fatto in quel luogo interessanti ritrovamenti, osserviamo un cumulo di pietre derivanti da una demolizione. A lato del cumulo di pietre carsiche notiamo una lapide con iscrizioni in tedesco, i proprietari l’avevano messa da parte con l’evidente intenzione di segnalarcela. Una volta contattati essi si mettono a nostra completa disposizione e infatti nel pomeriggio, con il socio e amico Sergio ci rechiamo sul posto; dopo averla ripulita e resa leggibile iniziamo a scattare alcune foto del ritrovamento.
Documenti alla mano, ponendoci alcuni interrogativi, iniziamo ora le nostre deduzioni storiche. Si tratta di una lapide di pietra carsica, di piccole dimensioni, recante incisa la seguente frase:”Das KuK JR 15 gefallen am 19/10/1916”. Dalla traduzione si evince che l’incisore non fosse un soldato di madrelingua tedesca. In effetti la traduzione in italiano non risulta essere molto chiara e grammaticalmente scorretta poichè (das = il, articolo determinativo singolare neutro) reggimento di fanteria Imperial e Regio (n°15) caduto (al singolare) il 19.10.1916. Analizzando le etnie di composizione del reggimento in questione notiamo il 15° reggimento di fanteria “Barone von Georgi”(K.u.k. Infanterieregiment Freiherr von Georgi nr 15) con distretto di reclutamento a Tarnopol era composto da soldati per il 55% ruteni e per il 45% da polacchi, precisiamo che il 2° battaglione aveva come propria sede Lemberg-Leopoli. Si evince che il soldato incisore della lapide in ricordo dei compagni caduti, non era tedesco e non ne conosceva correttamente l’idioma. Ma la cosa più misteriosa è la collocazione temporale della lapide nel valloncello di Visintini.
Durante il primo conflitto mondiale, Visintini, fu retrovia con baraccamenti e cimiteri austro-ungarici fino alla sesta battaglia dell’Isonzo ed in particolare fino al 10 agosto 1916. Poi il Vallone cadde stabilmente in mano italiana, i combattimenti si spostarono sulla nuova prima linea della dorsale di Oppachiasella ed il Vallone brulicò nuovamente di soldati italiani in retrovia fino all’ offensiva austro-ungarica della XII^ battaglia dell’Isonzo (24 ottobre-9 novembre 1917) .Quindi la data del 19/10/1916, indicante un preciso momento storico (VIII battaglia dell’Isonzo 9-12 ottobre 1916) lascia l’interrogativo sul fatto che tale lapide cimiteriale si trovasse effettivamente all’epoca nell’abitato di Visintini, in quanto, come già riferito poc’anzi, occupata da reparti italiani. -La prima ipotesi è che sia stata scolpita da qualche prigioniero austro-ungarico del 15° reggimento che volesse ricordare i propri sfortunati commilitoni. -La seconda ipotesi è che la lapide possa essere stata prelevata negli anni ’20, come materiale di recupero per la ricostruzione delle case danneggiate dalla guerra, “donatore” un cimitero austro-ungarico che si trovava presumibilmente nella zona orientale del Vallone, ora in Slovenia. Ben si prestava quindi il nostro reperto quale ottimo elemento murario essendo sapientemente squadrato.
Rimane comunque inequivocabile la data scolpita e, come già accennato, ricordo delle perdite austro-ungariche di quel reggimento durante l’offensiva italiana sul Carso di Comeno (Komen), tra il 10 e il 13 ottobre 1916. Durante questa seconda spallata autunnale del regio esercito, caddero in mano italiana quota 208 nord, Nova Vas e il Nad Bregom. Durante questa offensiva gli austriaci persero anche la quota 208 sud. Nel settore carsico, in direzione nord, gli italiani conseguirono alcuni successi riuscendo ad occupare le quote 265 e 263, arrivando così a ridosso del borgo di Lokvica.
Giovani vite, di altri reggimenti, etnie e nazionalità tristemente accomunate dalla morte in un illogico, irrazionale e mostruoso evento che si chiama guerra. I caduti furono raccolti lungo tutta questa zona divenuta una vera e propria area cimiteriale rispondente al nome del Vallone. Come in tutto il fronte italo-austriaco i cimiteri italiani e austro-ungarici testimoniarono fino agli anni trenta la tragicità e la violenza della guerra nelle nostre zone, dopo questo periodo lo divennero i grandi e monumentali sacrari. Il nostro pensiero, durante questi ritrovamenti, va ai familiari di questi giovani caduti, provenienti da chissà quale capitale europea o sperduto paesino di campagna. Il nostro pensiero corre verso coloro che per decenni piansero e attesero inutilmente i propri familiari caduti in guerra. Rimase solo il ricordo che con il passare degli anni si sfocava avvolto dall’oblio. Ora, passati più di novant’anni, pochi si ricordano di questi soldati.
Grazie a questa scoperta è toccato a noi raccogliere e tramandare la memoria e il ricordo. Speriamo che un auspicabile recupero dell’area cimiteriale di Visintini renda questa ed altre lapidi visibili al rispettoso visitatore. La lapide è per il momento custodita dalla famiglia sopracitata e visitabile da chi lo richiedesse. E’ però necessario tenerla al sicuro per evitare furti ricorrenti e riguardanti le iscrizioni storiche della grande guerra che depauperano vergognosamente il già precario patrimonio locale della grande guerra.
Potrete qui di seguito leggere quanto riguardante il nostro precedente ritrovamento.
Il ritrovameno di un nuovo cippo epigrafato.
Confermando uno degli scopi primari dell’attività dell’associazione “Isonzo”, ovvero la tutela del patrimonio storico della Grande Guerra attraverso la ricerca, il recupero e valorizzazione delle testimonianze ancora oggi presenti sul nostro territorio, durante il mese di luglio, grazie principalmente alla segnalazione della gentilissima famiglia Roitz, è stato ritrovato un ulteriore frammento di un cippo facente parte del dismesso cimitero di guerra nella località di Visintini, nel territorio del Comune di Doberdò del Lago. Ringraziando ancora la sensibilità e disponibilità dei Signori Roitz, che durante la ristrutturazione dell’abitazione hanno rinvenuto alcuni frammenti di pietre epigrafate, si è potuto constatare la presenza di un altro tassello collegabile all’epigrafe già catalogata dal “Gruppo di Ricerche Storiche e Studi Grande Guerra” – Società alpina delle Giulie Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano. Dalla collaborazione con l’illustre rappresentante del Gruppo triestino, il dottor Marco Mantini, si è appreso che l’epigrafe raffigurata nelle foto 1 è stata censita attraverso la ciclopica e splendida opera di catalogazione dei graffiti e lapidi risalenti al 1° conflitto mondiale che prende il nome di “Censimento delle iscrizioni”, mentre il ritrovamento del nuovo frammento, foto 2, (molto probabilmente parte dello stesso cippo per la conformazione e tipo di lavorazione della pietra) andrà ad arricchire ulteriormente la documentazione.
Questo seppur modesto ritrovamento, che abbiamo voluto pubblicare, vuole rappresentare quanto invece grande sia l’importanza di intraprendere una stretta collaborazione tra le varie associazioni di ricerche storiche e appassionati del tema, coinvolgendo anche la sensibilità dei singoli, affinché qualunque testimonianza di quei tragici eventi abbia una sua giusta collocazione storica, rispettando così la memoria di quanti in questi luoghi hanno duramente vissuto, combattuto e sono caduti, indirizzando a monito questo messaggio a coloro che meschinamente traggono profitto proprio o su commissione asportando alla conoscenza di tutti queste splendide testimonianze che, sottratte al comune interesse, non saranno più in grado di esprimere la loro essenza.